Non ho nulla da raccontare perché questa mattina sono giunto troppo tardi, quando tutto era già finito ho quasi. Rispetto al percorso abituale ho dovuto fare giri incredibili con la macchina accumulando ulteriore ritardo. Non ho mai vista tanta polizia. Ed è questo già un elemento stonato: secondo la vecchia tradizione una polizia mai o quasi mai dovrebbe entrare nelle unversità, meglio mai che quasi mai.
Ai Lettori abituali di questo Blog comunico che concentrerò qui le mie prese di posizione sulla vicenda La Sapienza, trasferendo qui testi iniziati altrove e scrivendo quelli nuovi. ieri sera in Porta a Porta ho potuto seguire il dibattito che ha visto tre contro tre schierati: da una parte Buttiglione (il più fondamentalista), Fisichella prete rettore di una università pontificia, la Lateranense, e collegato dalla sede del “Foglio” l’ineffabile Giuliano Ferrara, di cui forse la più qualifica accademica è stata quella di “analista” della CIA ai tempi di Craxi, secondo una qualifica che se non vado errato è lui stesso ad aversi attribuito. In virtà di una così alta qualifica ha gratificato di contumelie ed insulti i docenti della Sapienza miei colleghi firmatari della nota Lettera. Certe cose non si possono dimenticare e noi faremo tesoro delle esternazioni di Giuliano Ferrara.
L’altra squadra era composta da Cini, Pannella e Odifreddi. Apprezzo in Pannella l’accenno a quei docenti universitari che non si piegarono al giuramento al fascismo. Se ho ben compreso, egli ritiene che almeno alcuni fra quei firmatari (non capisco perché solo alcuni: evidentemente mi mancano delle informazioni) possano essere paragonati ai Martinetti che non firmarono per amore e dedizione della libertà accademica. In effetti, io sono perfettamente convinto che sia stato fatto un tentativo (per fortuna abortito) di confessionalizzare la Sapienza. Si è poi insistito nel dibattito sulla consistenza numerica dei protestatari. Per quello che vale, se fossi stato informato e interpellato in tempo, non avrei esitato ad aggiungere il mio nome. Ma se 67 al trio Buttiglione-Ferrara-Fisichella paion pochi vuol dire che tanto maggiore è il loro merito. Stesso discorso vale per gli studenti che hanno protestato: se son pochi rispetto a quanto avrebbero dovuto essere, è maggiore il loro merito perché hanno difeso la libertà di tutti.
Viceversa i 5000 (?) ciellini che sono andati a trovare il papa nella sala Nervi, essi rappresentano “Comunione e Liberazione”, anche se a tempo perso fossero anche iscritti alla Sapienza. Di costoro mi ricordo quando io negli anni 70-75 ero studente alla Sapienza: non li ho mai considerati miei colleghi, ma una sorta di marziani, che proprio in quegli anni sono serviti al dott. Buttiglione per diventare l’on. Buttiglione. Io non ho mai pensato di poter strumentalizzare gli studenti per diventare con i loro voti deputato. Quindi, l’on. Buttiglione non può in nessun modo spacciare quegli studenti in quanto studenti della Sapienza. Anche se dal loro tesserino dovesse risultare un’effettiva iscrizione alla Sapienza (e perché non hanno scelta la “Santa Maria Assunta”?), per il solo fatto di trovarsi nella sala Nervi in essi prevaleva il solo status di “fedeli”, cosa certamente legittima ma che non riguarda l’istituzione universitaria “La Sapienza” in quanto tale.
Idealmente al trio insolente Buttiglione-Ferrara-Fisichella dico che per fortuna ancora esiste in questo paese il diritto di NON essere cattolici ovvero non è stato ancora adeguatamente sancito il DOVERE di esserlo e diventarlo. Hanno menzionato incautamente la vicenda referandaria sulla fecondazione assistita dove il 75 per cento degli elettori si astenne dall’esprimere una volontà che fosse un “si” o un “no”: in tal modo si sono posti fuori dall3area della decisione e quindi valgo politicamente zero. Lo zero non può essere rappresentato. È stato anche incauto il riferimento perché dimostra il suddetto tentativo di confessionalizzazione di un’istituzione laica come La Sapienza. Inoltre, con il loro penoso ed ignobile tentativo di falsificazione dell’accaduto hanno posto loro stessi nella peggiore luce possibile il cattolicesimo, che così si caratterizza fondamentalmente come ipocrisia. Hanno ancora dato prova del fondamentalismo che esiste e che abbiamo a casa nostra tutti i santi davanti ai nostri occhi: il fondamentalismo cattolico. Dal fondamentalismo islamico fino ad oggi non siamo stati infastiditi, da quello cattolico lo siamo da ben duemila anni. Ho detto “fastidio”: al Fisichella che non ha bisogno di digiunare per apparire in televisione tutte lòe volte che lo vuole faccio presente che sono uno utenti disgraziati che si trova inflitta la presenza papale ogni santo giorno nella televisione di stato. Ciò che provo è “fastidio”, per giunta pagato con il canone. Pertanto, anziché sentirsi soddisfatto del grande spazio che il secondo lui giustamente la RAI dedica alle esternazione papale, deve un poco preoccuparsi di quanti per tanto impunito “fastidio” potrebbero un giorno chiedere il risarcimento al capo di un miliardo e duecento mila fedeli, tra i quali ahimé credo che dovrei esser pure io statisticamente compreso in quanto non audito fui fatto battezzare dai miei genitori.
Ritengo che la libertà anche da una confessionalizzazione surrettiziamente imposta sia un diritto per il quale battersi e per in quale intendo battermi dopo il round dei 75 per cento di astenuti. Quanto ai numeri ricordo alla setta dell’uno-trino: et si omnes ego non!
Ai Lettori abituali di questo Blog comunico che concentrerò qui le mie prese di posizione sulla vicenda La Sapienza, trasferendo qui testi iniziati altrove e scrivendo quelli nuovi. ieri sera in Porta a Porta ho potuto seguire il dibattito che ha visto tre contro tre schierati: da una parte Buttiglione (il più fondamentalista), Fisichella prete rettore di una università pontificia, la Lateranense, e collegato dalla sede del “Foglio” l’ineffabile Giuliano Ferrara, di cui forse la più qualifica accademica è stata quella di “analista” della CIA ai tempi di Craxi, secondo una qualifica che se non vado errato è lui stesso ad aversi attribuito. In virtà di una così alta qualifica ha gratificato di contumelie ed insulti i docenti della Sapienza miei colleghi firmatari della nota Lettera. Certe cose non si possono dimenticare e noi faremo tesoro delle esternazioni di Giuliano Ferrara.
L’altra squadra era composta da Cini, Pannella e Odifreddi. Apprezzo in Pannella l’accenno a quei docenti universitari che non si piegarono al giuramento al fascismo. Se ho ben compreso, egli ritiene che almeno alcuni fra quei firmatari (non capisco perché solo alcuni: evidentemente mi mancano delle informazioni) possano essere paragonati ai Martinetti che non firmarono per amore e dedizione della libertà accademica. In effetti, io sono perfettamente convinto che sia stato fatto un tentativo (per fortuna abortito) di confessionalizzare la Sapienza. Si è poi insistito nel dibattito sulla consistenza numerica dei protestatari. Per quello che vale, se fossi stato informato e interpellato in tempo, non avrei esitato ad aggiungere il mio nome. Ma se 67 al trio Buttiglione-Ferrara-Fisichella paion pochi vuol dire che tanto maggiore è il loro merito. Stesso discorso vale per gli studenti che hanno protestato: se son pochi rispetto a quanto avrebbero dovuto essere, è maggiore il loro merito perché hanno difeso la libertà di tutti.
Viceversa i 5000 (?) ciellini che sono andati a trovare il papa nella sala Nervi, essi rappresentano “Comunione e Liberazione”, anche se a tempo perso fossero anche iscritti alla Sapienza. Di costoro mi ricordo quando io negli anni 70-75 ero studente alla Sapienza: non li ho mai considerati miei colleghi, ma una sorta di marziani, che proprio in quegli anni sono serviti al dott. Buttiglione per diventare l’on. Buttiglione. Io non ho mai pensato di poter strumentalizzare gli studenti per diventare con i loro voti deputato. Quindi, l’on. Buttiglione non può in nessun modo spacciare quegli studenti in quanto studenti della Sapienza. Anche se dal loro tesserino dovesse risultare un’effettiva iscrizione alla Sapienza (e perché non hanno scelta la “Santa Maria Assunta”?), per il solo fatto di trovarsi nella sala Nervi in essi prevaleva il solo status di “fedeli”, cosa certamente legittima ma che non riguarda l’istituzione universitaria “La Sapienza” in quanto tale.
Idealmente al trio insolente Buttiglione-Ferrara-Fisichella dico che per fortuna ancora esiste in questo paese il diritto di NON essere cattolici ovvero non è stato ancora adeguatamente sancito il DOVERE di esserlo e diventarlo. Hanno menzionato incautamente la vicenda referandaria sulla fecondazione assistita dove il 75 per cento degli elettori si astenne dall’esprimere una volontà che fosse un “si” o un “no”: in tal modo si sono posti fuori dall3area della decisione e quindi valgo politicamente zero. Lo zero non può essere rappresentato. È stato anche incauto il riferimento perché dimostra il suddetto tentativo di confessionalizzazione di un’istituzione laica come La Sapienza. Inoltre, con il loro penoso ed ignobile tentativo di falsificazione dell’accaduto hanno posto loro stessi nella peggiore luce possibile il cattolicesimo, che così si caratterizza fondamentalmente come ipocrisia. Hanno ancora dato prova del fondamentalismo che esiste e che abbiamo a casa nostra tutti i santi davanti ai nostri occhi: il fondamentalismo cattolico. Dal fondamentalismo islamico fino ad oggi non siamo stati infastiditi, da quello cattolico lo siamo da ben duemila anni. Ho detto “fastidio”: al Fisichella che non ha bisogno di digiunare per apparire in televisione tutte lòe volte che lo vuole faccio presente che sono uno utenti disgraziati che si trova inflitta la presenza papale ogni santo giorno nella televisione di stato. Ciò che provo è “fastidio”, per giunta pagato con il canone. Pertanto, anziché sentirsi soddisfatto del grande spazio che il secondo lui giustamente la RAI dedica alle esternazione papale, deve un poco preoccuparsi di quanti per tanto impunito “fastidio” potrebbero un giorno chiedere il risarcimento al capo di un miliardo e duecento mila fedeli, tra i quali ahimé credo che dovrei esser pure io statisticamente compreso in quanto non audito fui fatto battezzare dai miei genitori.
Ritengo che la libertà anche da una confessionalizzazione surrettiziamente imposta sia un diritto per il quale battersi e per in quale intendo battermi dopo il round dei 75 per cento di astenuti. Quanto ai numeri ricordo alla setta dell’uno-trino: et si omnes ego non!
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