domenica 4 aprile 2010

Giorgino propone una “moratoria” nell’uso del linguaggio: un dialogo sempre più assurdo!

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È incredibile, ma il dialogo diventa sempre più assurdo ed ai limiti dell’immaginabile. Si pretende di controllare e censurare la formazione stessa del processo linguistico e del pensiero. Nessun regime totalitario era ancora arrivato a tanto. Nessuno è ormai al sicuro. In questa nostra società “democratica” può capitare e spesso capita che a fare le spese della prepotenza di regime siano i tanti “signor nessuno” che sommato uno dopo uno diventano Tutti, ma che neppure un predicatore possa fare la sua predica nella madre di tutte le basiliche, il Laterano, davanti al Papa, significa aver ormai superato il livello di guardia. È da chiedersi nel latino classico di Cicerone: “Qousque tandem?”

Ognuno di noi, appena nasce, incomincia lentamente e faticosamente ad apprendere l’uso del linguaggio, un apprendimento che non ha mai fine, perché coincide con il progresso stesso delle nostre conoscenza, nel passaggio continuo da uno stato di “ignoranza” ad una sempre maggiore conoscenza, direttamente proporzionale allo sforzo ed alla nostra volontà di verità. Ci serviamo dunque spontaneamente e naturalmente del “linguaggio” per tradurre in concetti le nostre nuove acquisizioni. La filosofia non è ancora riuscita a dirci veramente cosa è il linguaggio ed io dubito che esista sulla terra o sia mai esistito qualcuno che abbia mai veramente compreso cosa il linguaggio è e che possa insegnarcelo tanto da farne una nozione corrente e banale. Quello che però sappiamo è che il linguaggio per sua natura è libero e procede per analogie, figure, metafore, similitudini, associazioni di idee e di immagini mentali.

Immaginare che qualcuno possa intervenire d’autorità sulle infinite e insondabibili connessioni dei neuroni è veramente cosa che fa accaponare la pelle. Significa al tempo stesso un disprezzo e un controllo assoluto dell’uomo: disprezzo per il solo immaginarne la possibilità, una possibilità che coinciderebbe con la fine stessa della libertà umana, di quello che per secoli si è chiamato il “libero arbitrio”. Ma se ciò fosse anche astrattamente possibile sarebbe il Crimine Assoluto che annullerebbe tutti gli altri gli uomini possano mai commettere, se appena loro residua un briciolo di libertà.

Che da Norimberga in poi, e solo grazie alle armi dei vincitori, non certo perché si sia affermata sulla terra quella Giustizia che gli uomini sempre cercano senza mai riuscire a trovarla, non vi è dubbio che è sorta una nuova religione che pretende di affermarsi sopra tutte le altre che mai siano esistite nella storia: la Holocaustica Religio! Nella sola Germania ogni anno 15.000 persone vengono perseguite penalmente per meri reati di opinione. Ad incominciare dal 1986 Israele, forte delle sue lobbies diasporiche, ha imposto a ben 13 stati europei una legislazione liberticida che sconfessa in pieno almeno due secoli di cultura giuridica, che ad incominciare dalla rivoluzione del 1989 distingueva fra un “fare” penalmente perseguibile in quanto illeciti ovvero lesivo di concreti e verificabili interessi materiali altrui ed un mero “pensare” in quanto tale assolutamente libero ed incontrollabile oltre che assolutamente lecito e spiritualmente necessario al progresso dell’umanità dal suo stadio belluino ad una condizione che pone la libertà come sua stadio escatologico: libertà dalla morte e da ogni dipendenza dalla natura o quanto meno libertà di poter immaginare il Bene Assoluto.

Beh! Ci siamo allargati troppo e ci vengono le vertigini. Ma ci ha scatenato Giorgino la sua incredibile arroganza, con la sua pretesa di dirci lui l’uso che possiamo o non possiamo fare del linguaggio. Dovremmo passare da lui per sapere come possiamo e dobbiamo esprimerci. La fama “internazionale” di Giorgino? Si! Tra Israele e l’Italia! Ma che vuol dire poi “fama”? E ce ne deve importare? Dobbiamp provare soggezione e aver paura di dissentire? Certo, è qualcuno, se addirittura dice di “conoscere personalmente padre Cantalamessa”, di cui noi invece non solo ignoravamo l’esistenza, ma addirittura pensavamo fosse un nome fittizio: un prete che si chiami “cantalamessa” pare una burla. Ed invece è una rispettabilissima persona, che l’«ebreo» Giorgino ben conosceva, pur non comprendendo a che titolo, essendo – pare – padre Cantalamessa non un rabbino, ma un sacerdote “cattolico”. Evidentemente dialogavano. Certo, esiste il “dialogo” fra ebrei e cristiani: assurdo ed improduttivo da duemila anni!

Riconoscere a qualcuno le “migliori intenzioni” è come dargli dello stupido, poiché suppone l’errore associato all’intenzione. Ma dare a qualcuno dello stupido significarsi immaginarsi o sentirsi più intelligenti. Cantalamessa non sembra però lo stupido che lo si vuol far apparire. Dice infatti a polemica avviata:
« Se contro ogni mia intenzione ho urtato la sensibilità degli ebrei e delle vittime della pedofilia, ne sono sinceramente rammaricato e chiedo scusa, riaffermando la mia solidarietà con gli uni e con gli altri».
Come a dire: Signori, io non ho inteso offendere nessuno e se qualcuno si sente offeso, non ho nessuna difficoltà a chiedergli scusa. Ma se – come si dice – avete la coda di paglia, il problema è vostro, non mio. La natura umana è tale per cui tutti possiamo essere stupidi visti dal Giorgino di turno. Non per nulla il cristianesimo staccatosi, definitivamente e irreversibilmente dal giudaismo, aveva introdotto il principio della “carità” per il quale le relazioni determinati non sono quelle stupido-intelligente, o altrimenti: furbo-fesso. Anche qui ci stiamo allargando senza volerlo perché ci si affacciano complicati problemi etici che già ci affaticano al mente, per giunta sul far della sera, quando siamo già stanchi per altri motivi. Cerchiamo di concludere.

Ogni riga del testo di Giorgino ci pare criticabile e finiremmo di scrivere per ogni sua pagina uno di quei libri che gli hanno dato “fama internazionale”. Ma noi di libri non ne vogliamo scrivere. Mi limito a contrapporre a Giorgino persone sempre di appartenza ebraica, ma a nostro modo di vedere molto più intelligenti dello stesso Giorgino, anche se trovo poco scientifico l’uso di questa terminologia comparatistica. Cito i primi nomi che mi vengono in mente: Jakob Rabkin, che Giorgino ha perfino conosciuto di persona, come ha pure conosciuto padre Cantalamessa. Di Rabkin conosco un solo libro tradotto in italiano e da me letto almeno un paio di volte. Tra le tante cose istruttive che vi si leggono in materia di giudaismo vi è poi una migliore prospettiva storico-teologica dell’«Olocausto». Chi ne ha interesse, se lo vada a leggere. Io non posso ridurlo in pillole. Ma poi ancora proprio sulla «Shoah» ha detto parole dissacrante Abraham Burg, non meno autorevole e “famoso” di Giorgino. Burg era talmente convinto dell’uso assurdo che della «Shoah» si è fatto da indurlo a fare le valigie ed a tornarsene in Francia, di cui ancora aveva il passaporto.

Sono questi personaggi ognuno ben diverso dall’altro, benché concordino tutti nell’assurdità del sionismo e dei suoi miti fondatori. Di Gilad Atzom ho letto sporadici articoli qua e là presenti sulla rete e mi piacerebbe leggere una raccolta completa dei suoi scritti. Io stesso sono disposto a farmene editore, se me ne viene data autorizzazione. Di lui la “sionista” Wikipedia si premura di far sapere che è una attivista contro il sionismo ed in questo modo dire che avendo parlato male di Garibaldi non è il caso di prenderlo sul serio. Dovrebbero perà in primo luogo interessare gli argomenti di ognuno e sono in ultimo trarre le conseguenze pratiche, che raggiungono il loro estremo con Norman G. Finkelstein, dove senza mezzi termini si parla di «Industria dell’Olocausto», da intendere però non solo negli aspetti economico-finanziari, ma anche in vere e proprie rendite politiche di cui il caso Cantalamessa è rivelatore: a padre Cantalamessa malgrado il nome che porta la messa non gliela vogliono lasciar cantare!

L’ultimo stadio è quello della critica storica, filosofica, teologica. Qui vi è divieto assoluto protetto da sanzione penale. E “rigorosamente” parlando – come Giorgino sa fare – ora dobbiamo aspettarci anche il vocabolario di stato, con le accezioni linguistiche legalmente ammesse. Neppure il Papa è al sicuro. Andato in sinagoga ha accettato un affronto che in nessuna basilica al mondo gli si sarebbe fatto: interromperlo e correggerlo mentre parla ex cathedra! Padre Lombardi che io sappia non ha diffuso nessun comunicato, nessuna protesta. Il “dialogo” deve andare avanti! Ma dove deve andare?

Proprio Rabkin aiuta a capire che da un punto di vista strettamente giudaico, non sionista, il rapporto con Israele è un luogo della mente, un luogo dello spirito. Niente a che fare con un diritto alla “pulizia etnica”, che un altro ebreo, di nome Ilan Pappe, ha documentato (e non è stato né il primo né il solo) in modo inconfutabile. Si paventa la “distruzione” dello Stato ebraico, ignorando o facendo finta di ignorare un autentico genocidio, una vera e propria distruzione di un popolo, quello palestinese, non nome di un inesistente ed arbitrario diritto. Paradossalmente, lo stato di Israele ha introdotto una sorta di Cittadinanza Trinitaria, dove un ebreo sionista può far valere di volta in volta, come nel gioco delle tre carte, ora la sua appartenza ebraica all’interno delle comunità statuali, ora la stessa cittadinanza che appartiene ai popoli “ospiti” ed infine dal 1948 in poi anche la cittadinanza israeliana, solo che appena se ne voglia servire. Un po’ troppo! Dobbiamo però riconoscere a Giorgino una certa astuzia, avendo compreso da “eccelso sionista” che la corda, se troppo tesa, rischia di rompersi.

2 commenti:

Giorgio Vitali ha detto...

NON SONO COSì PESSIMISTA. LA STORIA UMANA è SEMPRE STATA CARATTERIZZATA DALLA GESTIONE SPREGIUDICATA DEL POTERE E DALL'USO DELLE PAROLE APPOSITAMENTE CREATE PER IMMETTERE CONFUSIONE NEI CERVELLI PIù FRAGILI. WITTGENSTEIN, uno dei più profondi pensatori del novecento, aveva già inquadrato il linguaggio per la sua natura ambigua. per esplicitare meglio, secondo il Nostro, la filosofia è una battaglia contro l'ammaliamento della nostra intelligenza per mezzo del linguaggio. In quest'arte, sono oggi gli ebrei ( giornalisti, pensatori, scrittori, economisti) i maestri. Giorgino, evidenemente, è uno di questi. Domani la cosa potrebbe essere molto diversa. Se, infatti, di fronte ad una pressione molto forte, la Chiesa fosse costretta a tir fuori le riserve. Io penso che saà così, anche perchè gli ebrei hanno un difetto strutturale: PROVOCANO INEVITABILMENTE L'EMERGERE DELLA < ETEROGENESI DEI FINI.>

Antonio Caracciolo ha detto...

Segnalo questo articolo di Lamendola apparso sullo stesso tema e che mi trova pienamente concorde:

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=31660

Avviso con l’occasione che mi ero dimenticato di aver lasciato senza moderazione lo spazio dei commenti.

Se vi saranno intrusioni e provocazioni uniformerò anche per questo blog la modalità “Utenti registrati”. Il blog è in aggiornamento e ristrutturazione.