giovedì 8 aprile 2010

Qousque tandem. – Come gli ebrei pregano e come non lasciano gli altri pregare a casa loro.

Precedente - Successivo

Non si è ancora placata la polemica sulla predica di Cantalamessa. Non è il primo caso del genere e non sarà l’ultimo. Trovo parecchio indovinato un articolo di Lamendola su un’arroganza al di la di ogni limite di sopportazione ma anche difficile da comprendere umanamente. Tocca per forza fare della dietrologia perché se si considerano i nudi fatti non si riesce ad ammettere che ci si possa comportare in un modo così provocatorio e gratuito. Forse si cerca lo scontro per lo scrontro, cioè si fa provocazione consapevole. Forse ci sono ricatti nascosti che i più non conoscono. Non per nulla è uscita fuori l’espressione “lobbies economiche”. Si sa, infatti, di questioni economiche e finanziarie in Israele riguardo i luoghi di culto cattolici e gli interessi vaticani. Ma riesce difficile credere che le cose materiali possono prevalere su quelle spirituali e sulla percezione che ognuno ha della dignità umana, non necessariamente la propria, anche quella altrui. Infatti, quando si vede nel prossimo offesa la dignità umana è come se venisse offessa la nostra stessa dignità. In questo senso, Lamendola, ha ben parafrasato la nota massima crociana che io rendo in questo caso: perché non possiamo non dirci tutti cattolici.

Parlo come cattolico un tempo assiduamente praticante ed oggi senza più riconoscere come propria una identità cattolica e con forte nostalgia di quella che poteva essere l’identità religiosa di un romano o greco antico: né giudaica né cristiana. Credo che quelle esperienze religiose sia stata diffamate all’estremo e mi chiedo quale sarebbe il mondo se fossero sopravvissute e gli uomini si fossero regolati secondo etiche diverse da quelle ricavate dalle dottrine giudaiche o cristiane, che comunque non sono affatto identiche e per nulla affini, malgrado l’esitenza di una fratellanza. Veniamo al punto.

Nella orwelliana rassegna sionista dei “Corretti Informatori” hanno lasciato passare un articolo tratto dall’Unità, che nonostante i risibili commenti si può leggere il seguente brano:
«Ogni sabato, nelle sinagoghe di tutto il mondo si recitano diciotto benedizioni. La dodicesima proclama:
“Che per gli apostati non ci sia speranza; sradica prontamente ai nostri giorni il regno dell’orgoglio e periscano in un istante i nazareni e gli eretici. Siano cancellati dal libro dei viventi e con i giusti non siano iscritti. Benedetto sei tu Signore, che pieghi i superbi”.
L’invocazione è contenuta nel Talmud e risale all’anno 80 dopo Cristo. Chi siano i “nozrim” e i “minim” ancora maledetti nella liturgia ebraica lo spiega un altro testo dello stesso Talmud:
“Alla vigilia del sabato e della Pasqua si appese Jeshua ha-nozri (Gesù il Nazareno). Un banditore proclamò per quaranta giorni contro di lui: egli esce per essere lapidato perché ha praticato la magia, ha sobillato e fatto deviare Israele. Chiunque conosca qualcosa a sua discolpa, venga e la alleghi a suo favore. Ma non trovarono per lui alcuna discolpa. Lo appesero allora alla vigilia del sabato e della Pasqua”.
Agli ebrei che fanno dichiarazioni sui giornali, non piace né il venerdì santo cattolico né che nelle chiese si preghi per loro? Anzi, non piacciono i cattolici, un agglomerato di confusi socialisteggianti, falliti morali, maniaci sessuali guidati da una banda di ipocriti pedofili? Nulla da dire: pensare ciò che si vuole e come si vuole, su ogni argomento, è un diritto per tutti.
[Purtroppo, questo che sarebbe un diritto per tutti è assai poco rispettato. I giornali, Unità compresa, non ci spiegano, come mai, ogni anno nella sola Germania 15.000 persone vengono perseguite per meri reati di opinione.]
Ma, prima di pretendere che un predicatore cattolico, peraltro di elevata caratura culturale, debba fare attenzione a ciò che dice ai cattolici il venerdì santo, nella basilica di San Pietro, ce ne corre».

Filippo di Giacomo, su L’Unità.
Ben detto, Filippo! l brano non dovrebbe avere bisogno di ampio commento. Rivela ciò che non casualmente in molti non sanno e non si vuole sappiano. Se prendiamo a confronto la liturgia cattolica e quella ebraica, troviamo in quest’ultima molto di quell’«odio» che in modi “farisaico” le lobbies hanno trovato il modo per tradurre in legislazione positiva finalizzata non certo a introdurre l’amore per il prossimo, ma per colpire avversari politici. Che sia così, ognuno lo sa. Nello stesso link di «Informazione Corretta» vi è pure un brano dove si fa una confusione pazzesca fra legalità e legittimità. Ho insistito parecchio di questa distinzione e non so se l’articolista abbia orecchiato. Poco importa. Quel che è certo che una dottrina praticamente razzista come il sionismo non può pretendere di trarre dal suo stesso principio nessuna “legittimità”. Questa nasce propriamente da una relazione funzionale e funzionante di protezione/obbedienza, ma nel caso della “pulizia etnica” del 1948 in Palestina – i “coloni” ebrei la chiamano “guerra di indipendenza” (!) – si può fondare una “legittimità” allo stesso modo in cui una banda di rapinatori ben affiatati possono ridendicare la legittimità delle loro rapine.

Se critiche possono farsi ai vari Cantamessa è quella di non dire le cose per quel che sono ed accettare un dialogo con chi ancora tiene sotto supplizio le sue vittime. Cristo, l’appeso della Pasqua, certamente non lo avrebbe fatto. Le sue sferzate contro i farisei sono bene impresse nella mente di chi abbia fatto un poco di catechismo non ancora oscurato dalle alchimie conciliariste dettate probabilmente dal B’naï B’rith.

domenica 4 aprile 2010

Giorgino propone una “moratoria” nell’uso del linguaggio: un dialogo sempre più assurdo!

Post: Precedente - Successivo

È incredibile, ma il dialogo diventa sempre più assurdo ed ai limiti dell’immaginabile. Si pretende di controllare e censurare la formazione stessa del processo linguistico e del pensiero. Nessun regime totalitario era ancora arrivato a tanto. Nessuno è ormai al sicuro. In questa nostra società “democratica” può capitare e spesso capita che a fare le spese della prepotenza di regime siano i tanti “signor nessuno” che sommato uno dopo uno diventano Tutti, ma che neppure un predicatore possa fare la sua predica nella madre di tutte le basiliche, il Laterano, davanti al Papa, significa aver ormai superato il livello di guardia. È da chiedersi nel latino classico di Cicerone: “Qousque tandem?”

Ognuno di noi, appena nasce, incomincia lentamente e faticosamente ad apprendere l’uso del linguaggio, un apprendimento che non ha mai fine, perché coincide con il progresso stesso delle nostre conoscenza, nel passaggio continuo da uno stato di “ignoranza” ad una sempre maggiore conoscenza, direttamente proporzionale allo sforzo ed alla nostra volontà di verità. Ci serviamo dunque spontaneamente e naturalmente del “linguaggio” per tradurre in concetti le nostre nuove acquisizioni. La filosofia non è ancora riuscita a dirci veramente cosa è il linguaggio ed io dubito che esista sulla terra o sia mai esistito qualcuno che abbia mai veramente compreso cosa il linguaggio è e che possa insegnarcelo tanto da farne una nozione corrente e banale. Quello che però sappiamo è che il linguaggio per sua natura è libero e procede per analogie, figure, metafore, similitudini, associazioni di idee e di immagini mentali.

Immaginare che qualcuno possa intervenire d’autorità sulle infinite e insondabibili connessioni dei neuroni è veramente cosa che fa accaponare la pelle. Significa al tempo stesso un disprezzo e un controllo assoluto dell’uomo: disprezzo per il solo immaginarne la possibilità, una possibilità che coinciderebbe con la fine stessa della libertà umana, di quello che per secoli si è chiamato il “libero arbitrio”. Ma se ciò fosse anche astrattamente possibile sarebbe il Crimine Assoluto che annullerebbe tutti gli altri gli uomini possano mai commettere, se appena loro residua un briciolo di libertà.

Che da Norimberga in poi, e solo grazie alle armi dei vincitori, non certo perché si sia affermata sulla terra quella Giustizia che gli uomini sempre cercano senza mai riuscire a trovarla, non vi è dubbio che è sorta una nuova religione che pretende di affermarsi sopra tutte le altre che mai siano esistite nella storia: la Holocaustica Religio! Nella sola Germania ogni anno 15.000 persone vengono perseguite penalmente per meri reati di opinione. Ad incominciare dal 1986 Israele, forte delle sue lobbies diasporiche, ha imposto a ben 13 stati europei una legislazione liberticida che sconfessa in pieno almeno due secoli di cultura giuridica, che ad incominciare dalla rivoluzione del 1989 distingueva fra un “fare” penalmente perseguibile in quanto illeciti ovvero lesivo di concreti e verificabili interessi materiali altrui ed un mero “pensare” in quanto tale assolutamente libero ed incontrollabile oltre che assolutamente lecito e spiritualmente necessario al progresso dell’umanità dal suo stadio belluino ad una condizione che pone la libertà come sua stadio escatologico: libertà dalla morte e da ogni dipendenza dalla natura o quanto meno libertà di poter immaginare il Bene Assoluto.

Beh! Ci siamo allargati troppo e ci vengono le vertigini. Ma ci ha scatenato Giorgino la sua incredibile arroganza, con la sua pretesa di dirci lui l’uso che possiamo o non possiamo fare del linguaggio. Dovremmo passare da lui per sapere come possiamo e dobbiamo esprimerci. La fama “internazionale” di Giorgino? Si! Tra Israele e l’Italia! Ma che vuol dire poi “fama”? E ce ne deve importare? Dobbiamp provare soggezione e aver paura di dissentire? Certo, è qualcuno, se addirittura dice di “conoscere personalmente padre Cantalamessa”, di cui noi invece non solo ignoravamo l’esistenza, ma addirittura pensavamo fosse un nome fittizio: un prete che si chiami “cantalamessa” pare una burla. Ed invece è una rispettabilissima persona, che l’«ebreo» Giorgino ben conosceva, pur non comprendendo a che titolo, essendo – pare – padre Cantalamessa non un rabbino, ma un sacerdote “cattolico”. Evidentemente dialogavano. Certo, esiste il “dialogo” fra ebrei e cristiani: assurdo ed improduttivo da duemila anni!

Riconoscere a qualcuno le “migliori intenzioni” è come dargli dello stupido, poiché suppone l’errore associato all’intenzione. Ma dare a qualcuno dello stupido significarsi immaginarsi o sentirsi più intelligenti. Cantalamessa non sembra però lo stupido che lo si vuol far apparire. Dice infatti a polemica avviata:
« Se contro ogni mia intenzione ho urtato la sensibilità degli ebrei e delle vittime della pedofilia, ne sono sinceramente rammaricato e chiedo scusa, riaffermando la mia solidarietà con gli uni e con gli altri».
Come a dire: Signori, io non ho inteso offendere nessuno e se qualcuno si sente offeso, non ho nessuna difficoltà a chiedergli scusa. Ma se – come si dice – avete la coda di paglia, il problema è vostro, non mio. La natura umana è tale per cui tutti possiamo essere stupidi visti dal Giorgino di turno. Non per nulla il cristianesimo staccatosi, definitivamente e irreversibilmente dal giudaismo, aveva introdotto il principio della “carità” per il quale le relazioni determinati non sono quelle stupido-intelligente, o altrimenti: furbo-fesso. Anche qui ci stiamo allargando senza volerlo perché ci si affacciano complicati problemi etici che già ci affaticano al mente, per giunta sul far della sera, quando siamo già stanchi per altri motivi. Cerchiamo di concludere.

Ogni riga del testo di Giorgino ci pare criticabile e finiremmo di scrivere per ogni sua pagina uno di quei libri che gli hanno dato “fama internazionale”. Ma noi di libri non ne vogliamo scrivere. Mi limito a contrapporre a Giorgino persone sempre di appartenza ebraica, ma a nostro modo di vedere molto più intelligenti dello stesso Giorgino, anche se trovo poco scientifico l’uso di questa terminologia comparatistica. Cito i primi nomi che mi vengono in mente: Jakob Rabkin, che Giorgino ha perfino conosciuto di persona, come ha pure conosciuto padre Cantalamessa. Di Rabkin conosco un solo libro tradotto in italiano e da me letto almeno un paio di volte. Tra le tante cose istruttive che vi si leggono in materia di giudaismo vi è poi una migliore prospettiva storico-teologica dell’«Olocausto». Chi ne ha interesse, se lo vada a leggere. Io non posso ridurlo in pillole. Ma poi ancora proprio sulla «Shoah» ha detto parole dissacrante Abraham Burg, non meno autorevole e “famoso” di Giorgino. Burg era talmente convinto dell’uso assurdo che della «Shoah» si è fatto da indurlo a fare le valigie ed a tornarsene in Francia, di cui ancora aveva il passaporto.

Sono questi personaggi ognuno ben diverso dall’altro, benché concordino tutti nell’assurdità del sionismo e dei suoi miti fondatori. Di Gilad Atzom ho letto sporadici articoli qua e là presenti sulla rete e mi piacerebbe leggere una raccolta completa dei suoi scritti. Io stesso sono disposto a farmene editore, se me ne viene data autorizzazione. Di lui la “sionista” Wikipedia si premura di far sapere che è una attivista contro il sionismo ed in questo modo dire che avendo parlato male di Garibaldi non è il caso di prenderlo sul serio. Dovrebbero perà in primo luogo interessare gli argomenti di ognuno e sono in ultimo trarre le conseguenze pratiche, che raggiungono il loro estremo con Norman G. Finkelstein, dove senza mezzi termini si parla di «Industria dell’Olocausto», da intendere però non solo negli aspetti economico-finanziari, ma anche in vere e proprie rendite politiche di cui il caso Cantalamessa è rivelatore: a padre Cantalamessa malgrado il nome che porta la messa non gliela vogliono lasciar cantare!

L’ultimo stadio è quello della critica storica, filosofica, teologica. Qui vi è divieto assoluto protetto da sanzione penale. E “rigorosamente” parlando – come Giorgino sa fare – ora dobbiamo aspettarci anche il vocabolario di stato, con le accezioni linguistiche legalmente ammesse. Neppure il Papa è al sicuro. Andato in sinagoga ha accettato un affronto che in nessuna basilica al mondo gli si sarebbe fatto: interromperlo e correggerlo mentre parla ex cathedra! Padre Lombardi che io sappia non ha diffuso nessun comunicato, nessuna protesta. Il “dialogo” deve andare avanti! Ma dove deve andare?

Proprio Rabkin aiuta a capire che da un punto di vista strettamente giudaico, non sionista, il rapporto con Israele è un luogo della mente, un luogo dello spirito. Niente a che fare con un diritto alla “pulizia etnica”, che un altro ebreo, di nome Ilan Pappe, ha documentato (e non è stato né il primo né il solo) in modo inconfutabile. Si paventa la “distruzione” dello Stato ebraico, ignorando o facendo finta di ignorare un autentico genocidio, una vera e propria distruzione di un popolo, quello palestinese, non nome di un inesistente ed arbitrario diritto. Paradossalmente, lo stato di Israele ha introdotto una sorta di Cittadinanza Trinitaria, dove un ebreo sionista può far valere di volta in volta, come nel gioco delle tre carte, ora la sua appartenza ebraica all’interno delle comunità statuali, ora la stessa cittadinanza che appartiene ai popoli “ospiti” ed infine dal 1948 in poi anche la cittadinanza israeliana, solo che appena se ne voglia servire. Un po’ troppo! Dobbiamo però riconoscere a Giorgino una certa astuzia, avendo compreso da “eccelso sionista” che la corda, se troppo tesa, rischia di rompersi.

sabato 3 aprile 2010

Nuove battute di un dialogo assurdo. Pedofilia come pretesto per un attacco alla Chiesa cattolica.

La Storia continua.

Non mi ritraggo dalle mie posizioni di condanna della pedofilia da parte di ecclesiastici cattolici su cui vi era stato un acceso dibattito che avevo seguito, che mi aveva indignato ed infuriato. Vi è poi tutto un problema annoso riguardante la sessualità nell’ambito della dottrina cattolica. Sono temi che da allora non ho ripreso né approfondito. Non ho oggi maggiore interesse all’argomento di quanto non ne avessi prima. Ben altri e più gravi mi appaiono oggi i problemi, anche se dispiace sempre sentire certe notizie. Ma qui ora sorgono altre questioni che si nascondo dietro la giusta denuncia di casi di pedofilia, i cui dettagli non ho seguito né mi interessa più seguire.

Mi appare invece sempre più chiara la pretestuosità degli attacchi ebraici alla chiesa cattolica, che subisce in nome di un dialogo che farebbe meglio ad interrompere una volta per tutte. Un dialogo del tutto improduttivo e privo di scopi. Gli ebrei vogliono restare ebrei? E chi glielo impedisce? Non vogliono convertirsi al cristianesimo? E chi li obbliga? Per fortuna, è passato il tempo in cui non tanto gli ebrei quanto interi popoli venivano convertiti di autori al cristianesimo per volere sovrano. Sono passati i secoli di passaggio dalla religione antica che fu dei greci e dei romani, i cosiddetti “gentili” o “goym”, alla nuova religione cristiana, che proprio in ragione della sua universalità operava anche un diffuso sincretismo, il più noto dei quali lo si ravvisa forse nella liturgia del Natale, la principale festività cristiana, che coincide nella data con la festiva del Sole che rinasce.

Mi hanno spiegato eminenti teologi che anche io sono un “cattolico”, essendo stato battezzato e cresimato, e mai formalmente “scomunicato”, convinzioni intimamente religiose e dommatiche a parte. Ho perciò forse titolo a qualche opinione al riguardo dell’ennesima campagna di indignazione da parte ebraica contro papa, preti, gerarchia e fedeli cattolici. A me sembra che dal papa in giù tutti dovrebbero rispondere per le rime all’ennesima ingerenza ebraica in munere alieno. Non è affare di rabbini la proclamazione dei santi cattolici, la remissione della scomunica a Williamson, le preghiere dei preti, la liturgia cattolica ed altro ancora. Ciò che trovo inspiegabile non è la protervia e arroganza ebraica, ma la remissività cattolica.

Poiché i conti non tornano, se appena fatti alla luce del sole, occorre sospettare che vi sia dietro qualcosa. Faccende finanziarie? ricatti? Cosa? Un dialogo può aver senso, quando vi sia qualcosa in comune e si tenda a qualcosa che interessi entrambi. Ma qui siamo agli antipodi. La fratellanza, se ve ne è una, è quella di Caino ed Abele. Mi pare che Caino fosse il fratello “maggiore”. Dio ce ne scampi! Già! È problema è forse tutto qui. Non è più possibile neppure parlare. Basta un paragone, una metafora, un’allegoria non gradita e si scatena un’incredibile, assurdo ed osceno putiferio. L’Unicità è imparagonabile. Pretende un copyright sul vocabolario ed il linguaggio.

I Dogmi e i Miti ebraici pretendono una sacertà ed un’autorevolezza che quelli cattolici forse non hanno mai avuta in tutto l’arco della loro storia, se nell’assorbimento sincretistico includiamo la logica classica, che poneva al riparo da assurdità come quelle a cui assistiamo in questi giorni, dove gli ebrei non lasciano in pace neppure la celebrazione della Pasqua cristiana nella massima basilica romana dopo San Pietro, cioè la Basilica del Laterano. Nei commenti di questi giorni, a proposito di una predica – i preti manco più predicare li lasciano! –, quello di padre Cantalamessa (che nome!), ho trovato quanto mai offensivo ed insultante la distinzione fra “pochi” fedeli “tradizionalisti”, che pensano come i cattolici hanno pensato per duemila anni, e non so quale maggioranza di nuovi fedeli che l’avrebbero bevuta la novità degli ultimi tempi, una novità sempre più fa perdere la devozione a chi ancora ne aveva conservata qualche briciolo.

In realtà, è sempre più evidente un attacco profondo alla Chiesa cattolica, il cui edificio millenario sembra stia sgretolando, se davvero si stravolgono quelli che sembravano i cardini della dottrina. A parte la critica strettamente storico-esegetica, che è cosa che va per i fatti suoi, ma fra poco ci verranno a dire che la figura religiosa di Cristo in Croce è morta di raffreddore, o che si è meritata la condanna da parte giudaico-romana. E magari pretenderanno che tutti dobbiamo farci circoncidere.