
Non si è ancora placata la polemica sulla predica di Cantalamessa. Non è il primo caso del genere e non sarà l’ultimo. Trovo parecchio indovinato un articolo di Lamendola su un’arroganza al di la di ogni limite di sopportazione ma anche difficile da comprendere umanamente. Tocca per forza fare della dietrologia perché se si considerano i nudi fatti non si riesce ad ammettere che ci si possa comportare in un modo così provocatorio e gratuito. Forse si cerca lo scontro per lo scrontro, cioè si fa provocazione consapevole. Forse ci sono ricatti nascosti che i più non conoscono. Non per nulla è uscita fuori l’espressione “lobbies economiche”. Si sa, infatti, di questioni economiche e finanziarie in Israele riguardo i luoghi di culto cattolici e gli interessi vaticani. Ma riesce difficile credere che le cose materiali possono prevalere su quelle spirituali e sulla percezione che ognuno ha della dignità umana, non necessariamente la propria, anche quella altrui. Infatti, quando si vede nel prossimo offesa la dignità umana è come se venisse offessa la nostra stessa dignità. In questo senso, Lamendola, ha ben parafrasato la nota massima crociana che io rendo in questo caso: perché non possiamo non dirci tutti cattolici.
Parlo come cattolico un tempo assiduamente praticante ed oggi senza più riconoscere come propria una identità cattolica e con forte nostalgia di quella che poteva essere l’identità religiosa di un romano o greco antico: né giudaica né cristiana. Credo che quelle esperienze religiose sia stata diffamate all’estremo e mi chiedo quale sarebbe il mondo se fossero sopravvissute e gli uomini si fossero regolati secondo etiche diverse da quelle ricavate dalle dottrine giudaiche o cristiane, che comunque non sono affatto identiche e per nulla affini, malgrado l’esitenza di una fratellanza. Veniamo al punto.
Nella orwelliana rassegna sionista dei “Corretti Informatori” hanno lasciato passare un articolo tratto dall’Unità, che nonostante i risibili commenti si può leggere il seguente brano:
Se critiche possono farsi ai vari Cantamessa è quella di non dire le cose per quel che sono ed accettare un dialogo con chi ancora tiene sotto supplizio le sue vittime. Cristo, l’appeso della Pasqua, certamente non lo avrebbe fatto. Le sue sferzate contro i farisei sono bene impresse nella mente di chi abbia fatto un poco di catechismo non ancora oscurato dalle alchimie conciliariste dettate probabilmente dal B’naï B’rith.
Parlo come cattolico un tempo assiduamente praticante ed oggi senza più riconoscere come propria una identità cattolica e con forte nostalgia di quella che poteva essere l’identità religiosa di un romano o greco antico: né giudaica né cristiana. Credo che quelle esperienze religiose sia stata diffamate all’estremo e mi chiedo quale sarebbe il mondo se fossero sopravvissute e gli uomini si fossero regolati secondo etiche diverse da quelle ricavate dalle dottrine giudaiche o cristiane, che comunque non sono affatto identiche e per nulla affini, malgrado l’esitenza di una fratellanza. Veniamo al punto.
Nella orwelliana rassegna sionista dei “Corretti Informatori” hanno lasciato passare un articolo tratto dall’Unità, che nonostante i risibili commenti si può leggere il seguente brano:
«Ogni sabato, nelle sinagoghe di tutto il mondo si recitano diciotto benedizioni. La dodicesima proclama:Ben detto, Filippo! l brano non dovrebbe avere bisogno di ampio commento. Rivela ciò che non casualmente in molti non sanno e non si vuole sappiano. Se prendiamo a confronto la liturgia cattolica e quella ebraica, troviamo in quest’ultima molto di quell’«odio» che in modi “farisaico” le lobbies hanno trovato il modo per tradurre in legislazione positiva finalizzata non certo a introdurre l’amore per il prossimo, ma per colpire avversari politici. Che sia così, ognuno lo sa. Nello stesso link di «Informazione Corretta» vi è pure un brano dove si fa una confusione pazzesca fra legalità e legittimità. Ho insistito parecchio di questa distinzione e non so se l’articolista abbia orecchiato. Poco importa. Quel che è certo che una dottrina praticamente razzista come il sionismo non può pretendere di trarre dal suo stesso principio nessuna “legittimità”. Questa nasce propriamente da una relazione funzionale e funzionante di protezione/obbedienza, ma nel caso della “pulizia etnica” del 1948 in Palestina – i “coloni” ebrei la chiamano “guerra di indipendenza” (!) – si può fondare una “legittimità” allo stesso modo in cui una banda di rapinatori ben affiatati possono ridendicare la legittimità delle loro rapine.“Che per gli apostati non ci sia speranza; sradica prontamente ai nostri giorni il regno dell’orgoglio e periscano in un istante i nazareni e gli eretici. Siano cancellati dal libro dei viventi e con i giusti non siano iscritti. Benedetto sei tu Signore, che pieghi i superbi”.L’invocazione è contenuta nel Talmud e risale all’anno 80 dopo Cristo. Chi siano i “nozrim” e i “minim” ancora maledetti nella liturgia ebraica lo spiega un altro testo dello stesso Talmud:“Alla vigilia del sabato e della Pasqua si appese Jeshua ha-nozri (Gesù il Nazareno). Un banditore proclamò per quaranta giorni contro di lui: egli esce per essere lapidato perché ha praticato la magia, ha sobillato e fatto deviare Israele. Chiunque conosca qualcosa a sua discolpa, venga e la alleghi a suo favore. Ma non trovarono per lui alcuna discolpa. Lo appesero allora alla vigilia del sabato e della Pasqua”.Agli ebrei che fanno dichiarazioni sui giornali, non piace né il venerdì santo cattolico né che nelle chiese si preghi per loro? Anzi, non piacciono i cattolici, un agglomerato di confusi socialisteggianti, falliti morali, maniaci sessuali guidati da una banda di ipocriti pedofili? Nulla da dire: pensare ciò che si vuole e come si vuole, su ogni argomento, è un diritto per tutti.[Purtroppo, questo che sarebbe un diritto per tutti è assai poco rispettato. I giornali, Unità compresa, non ci spiegano, come mai, ogni anno nella sola Germania 15.000 persone vengono perseguite per meri reati di opinione.]Ma, prima di pretendere che un predicatore cattolico, peraltro di elevata caratura culturale, debba fare attenzione a ciò che dice ai cattolici il venerdì santo, nella basilica di San Pietro, ce ne corre».Filippo di Giacomo, su L’Unità.
Se critiche possono farsi ai vari Cantamessa è quella di non dire le cose per quel che sono ed accettare un dialogo con chi ancora tiene sotto supplizio le sue vittime. Cristo, l’appeso della Pasqua, certamente non lo avrebbe fatto. Le sue sferzate contro i farisei sono bene impresse nella mente di chi abbia fatto un poco di catechismo non ancora oscurato dalle alchimie conciliariste dettate probabilmente dal B’naï B’rith.