venerdì 9 marzo 2018

Teologia biblica: testo biblico multilingua interlineare. - § 1: Matteo cap. 1.

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N = Martin Bible; S = Segond; D = Darby.
R =  es 1569; V = es 1909; G = Gomez.
P = KJP; N = testo greco,  ed. Nestle 1904;
CEI: Matteo cap. 1° → italiano - latino - inglese - spagnolo -

 CEI = •; BT=D;  ← § 1.  → KJB = #; [hub].

- TC ç - KJB

Matteo cap. 1

figlio filius υἱοῦ son Sohn hijo fils Filho
[1] Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
Βίβλος γενέσεως Ἰησοῦ Χριστοῦ υἱοῦ Δαυεὶδ υἱοῦ Ἀβραάμ.
Liber generationis Iesu Christi filii David filii Abraham.
• The book of the genealogy of Jesus Christ, the son of David, the son of Abraham.
# The book of the genealogy of Jesus Christ, the son of David, the son of Abraham.
L Dies ist das Buch von der Geburt Jesu Christi, der da ist ein Sohn Davids, des Sohnes Abrahams.
T Stammbaum Jesus Christus', des Sohnes Davids, des Sohnes Abrahams:
M Dies ist das Buch von der Geburt Jesu Christi, der da ist ein Sohn Davids, des Sohnes Abrahams.
• Genealogía de Jesucristo, hijo de David, hijo de Abraham:
R Libro de la generación de Jesús, el Cristo, hijo de David, hijo de Abraham.
V LIBRO de la generación de Jesucristo, hijo de David, hijo de Abraham.
G El libro de la generación de Jesucristo, hijo de David, hijo de Abraham.
N Le Livre de la Généalogie de Jésus-Christ, fils de David, fils d'Abraham.
S Généalogie de Jésus-Christ, fils de David, fils d’Abraham.
D Généalogie de Jésus-Christ, fils de David, fils d’Abraham.
P Livro da genealogia de Jesus Cristo, Filho de Davi, Filho de Abraão:

[2] Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli,

[3] Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esròm, Esròm generò Aram,

[4] Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmòn,

[5] Salmòn generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse,

[6] Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa,

[7] Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asàf,

[8] Asàf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia,

[9] Ozia generò Ioatam, Ioatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia,

[10] Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia,

[11] Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.

[12] Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabèle,

[13] Zorobabèle generò Abiùd, Abiùd generò Elìacim, Elìacim generò Azor,

[14] Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd,

[15] Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe,

[16] Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo.

[17] La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è, infine, di quattordici.

[18] Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.

[19] Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto.

[20] Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.

[21] Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati".

[22] Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

[23] Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi.

[24] Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa,

[25] la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù.


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giovedì 8 marzo 2018

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VECCHIO TESTAMENTO
 1.

Genesi:

§ 1: cap 1. - § 2: cap 2. - § 3: cap 3. - § 4: cap 4. - § 5: cap 5. - § 6: cap. 6. - § 7: cap 7. - § 8: cap 8. - § 9: cap 9. - § 10: cap 10. -


NUOVO TESTAMENTO
 1.

Matteo:

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mercoledì 7 marzo 2018

Teologia biblica: testo biblico multilingua interlineare. - § 2: Genesi cap. 2.

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Genesi cap. 2

[1] Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere.

[2] Allora Dio, nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro.

[3] Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto. [4a]Queste le origini del cielo e della terra, quando vennero creati.
[4b]Quando il Signore Dio fece la terra e il cielo, [5] nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata - perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e nessuno lavorava il suolo

[6] e faceva salire dalla terra l’acqua dei canali per irrigare tutto il suolo -;

[7] allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente.

[8] Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato.

[9] Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male.

[10] Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava quattro corsi.

[11] Il primo fiume si chiama Pison: esso scorre intorno a tutto il paese di Avìla, dove c’è l’oro

[12] e l’oro di quella terra è fine; qui c’è anche la resina odorosa e la pietra d’ònice.

[13] Il secondo fiume si chiama Ghicon: esso scorre intorno a tutto il paese d’Etiopia.

[14] Il terzo fiume si chiama Tigri: esso scorre ad oriente di Assur. Il quarto fiume è l’Eufràte.

[15] Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse.

[16] Il Signore Dio diede questo comando all’uomo: ”Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino,

[17] ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti”.

[18] Poi il Signore Dio disse: ”Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile”.

[19] Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome.

[20] Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l’uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile.

[21] Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto.

[22] Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo.

[23] Allora l’uomo disse:
”Questa volta essa
è carne dalla mia carne
e osso dalle mie ossa.
perché dall’uomo è stata tolta”.

[24] Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne.

[25] Ora tutti e due erano nudi, l’uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna.


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Teologia biblica: testo biblico multilingua interlineare. - § 1: Genesi cap. 1.

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N = Martin Bible; S = Segond; D = Darby.
R =  es 1569; V = es 1909; G = Gomez.
P = KJP;
CEI: Genesi cap. 1° → italiano - latino - spagnolo - inglese

 CEI = •; BT=D;  ← § 1.  → KJB = #; [hub].

- TC ç - KJB

Genesi cap. 1

cielo - ciel - caelum - heaven - Himmel
x
[1] In principio Dio creò il cielo e la terra.
• In principio creavit Deus caelum et terram.
• Al principio Dios creó el cielo y la tierra.
R En el principio creó Dios los cielos y la tierra. 
V EN el principio crió Dios los cielos y la tierra. 
G En el principio creó Dios el cielo y la tierra. 
ç Au commencement, Dieu créa le ciel et la terre. 
N Au commencement DIEU créa les cieux et la terre.
S Au commencement, Dieu créa les cieux et la terre.
D Au commencement Dieu crea les cieux et la terre.
P No princípio, Deus criou os céus e a terra.
• In the beginning, when God created the heavens and the earth,
# In the beginning God created the heaven and the earth.
L Am Anfang schuf Gott Himmel und Erde.
T Im Anfang  schuf den Himmel und die erde.
M Am Anfang schuf Gott Himmel und Erde.
S La terre était informe et vide: il y avait des ténèbres à la surface de l'abîme, et l'esprit de Dieu se mouvait au-dessus des eaux.
 
[2] Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava
terra tierra terre earth Erde
sulle acque.
• Terra autem erat inanis et vacua, et tenebrae super faciem abyssi, et spiritus Dei ferebatur super aquas.
• La tierra era algo informe y vacío, las tinieblas cubrían el abismo, y el soplo de Dios se cernía sobre las aguas.
R Y la tierra estaba desadornada y vacía, y las tinieblas estaban sobre la faz del abismo, y el espíritu de Dios se movía sobre la faz de las aguas. 
V Y la tierra estaba desordenada y vacía, y las tinieblas estaban sobre la haz del abismo, y el Espíritu de Dios se movía sobre la haz de las aguas.
G Y la tierra estaba desordenada y vacía, y las tinieblas estaban sobre la faz del abismo, y el Espíritu de Dios se movía sobre la faz de las aguas.
ç La terre n’était que chaos et vide. Il y avait des ténèbres à la surface de l'abîme et l'Esprit de Dieu planait au-dessus de l’eau. 
N Et la terre était sans forme, et vide, et les ténèbres [étaient] sur la face de l'abîme; et l'Esprit de Dieu se mouvait sur le dessus des eaux.
D Et la terre etait desolation et vide, et il y avait des tenebres sur la face de l'abime. Et l'Esprit de Dieu planait sur la face des eaux.
P A terra, entretanto, era sem forma e vazia. A escuridão cobria o mar que envolvia toda a terra, e o Espírito de Deus se movia sobre a face das águas.

• the earth was a formless wasteland, and darkness covered the abyss, while a mighty wind swept over the waters.
# And the earth was without form, and void; and darkness was upon the face of the deep. And the Spirit of God moved upon the face of the waters.
L Und die Erde war wüst und leer, und es war finster auf der Tiefe; und der Geist Gottes schwebte auf dem Wasser.
T Es war aber die Erde wüste und leer und Finsternis lag auf dem Ozean und der Geist Gottes schwebte über dem Gewässer.
M Es war aber die Erde wüste und leer und Finsternis lag auf dem Ozean und der Geist Gottes schwebte über dem Gewässer.

[3] Dio disse: "Sia la luce!". E la luce fu.
• Dixitque Deus: “Fiat lux”. Et facta est lux.
• Entonces Dios dijo: «Que exista la luz». Y la luz existió.
• Then God said, "Let there be light," and there was light.
• God saw how good the light was. God then separated the light from the darkness.
# And God said, Let there be light: and there was light.
[4] Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre.
• Et vidit Deus lucem quod esset bona et divisit Deus lucem ac tenebras.
• Dios vio que la luz era buena, y separó la luz de las tinieblas;
# And God saw the light, that it was good: and God divided the light from the darkness.
[5] e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno.
• Appellavitque Deus lucem Diem et tenebras Noctem. Factumque est vespere et mane, dies unus.
• y llamó Día a la luz y Noche a las tinieblas. Así hubo una tarde y una mañana: este fue el primer día.
# And God called the light Day, and the darkness he called Night. And the evening and the morning were the first day.
[6] Dio disse: "Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque".
• Dixit quoque Deus: “Fiat firmamentum in medio aquarum et dividat aquas ab aquis”.
• Dios dijo: «Que haya un firmamento en medio de las aguas, para que establezca una separación entre ellas». Y así sucedió.
# And God said, Let there be a firmament in the midst of the waters, and let it divide the waters from the waters.
[7] Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che son sopra il firmamento. E così avvenne.
• Et fecit Deus firmamentum divisitque aquas, quae erant sub firmamento, ab his, quae erant super firmamentum. Et factum est ita.
• Dios hizo el firmamento, y este separó las aguas que están debajo de él, de las que están encima de él;
# And God made the firmament, and divided the waters which were under the firmament from the waters which were above the firmament: and it was so.
[8] Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.
• Vocavitque Deus firmamentum Caelum. Et factum est vespere et mane, dies secundus.
# y Dios llamó Cielo al firmamento. Así hubo una tarde y una mañana: este fue el segundo día.
• And God called the firmament Heaven. And the evening and the morning were the second day.
[9] Dio disse: "Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l'asciutto". E così avvenne.
• Dixit vero Deus: “Congregentur aquae, quae sub caelo sunt, in locum unum, et appareat arida”. Factumque est ita.
• Dios dijo: «Que se reúnan en un solo lugar las aguas que están bajo el cielo, y que aparezca el suelo firme». Y así sucedió.
# And God said, Let the waters under the heaven be gathered together unto one place, and let the dry land appear: and it was so.
[10] Dio chiamò l'asciutto terra e la massa delle acque mare. E Dio vide che era cosa buona.
• Et vocavit Deus aridam Terram congregationesque aquarum appellavit Maria. Et vidit Deus quod esset bonum.
• Dios llamó Tierra al suelo firme y Mar al conjunto de las aguas. Y Dios vio que esto era bueno.
# And God called the dry land Earth; and the gathering together of the waters called he Seas: and God saw that it was good.
[11] E Dio disse: "La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie". E così avvenne:
• Et ait Deus: “Germinet terra herbam virentem et herbam facientem semen et lignum pomiferum faciens fructum iuxta genus suum, cuius semen in semetipso sit super terram”. Et factum est ita.
• Entonces dijo: «Que la tierra produzca vegetales, hierbas que den semilla y árboles frutales, que den sobre la tierra frutos de su misma especie con su semilla adentro». Y así sucedió.
# And God said, Let the earth bring forth grass, the herb yielding seed, and the fruit tree yielding fruit after his kind, whose seed is in itself, upon the earth: and it was so.
[12] la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona.
• Et protulit terra herbam virentem et herbam afferentem semen iuxta genus suum lignumque faciens fructum, qui habet in semetipso sementem secundum speciem suam. Et vidit Deus quod esset bonum.
• La tierra hizo brotar vegetales, hierba que da semilla según su especie y árboles que dan fruto de su misma especie con su semilla adentro. Y Dios vio que esto era bueno.
# And the earth brought forth grass, and herb yielding seed after his kind, and the tree yielding fruit, whose seed was in itself, after his kind: and God saw that it was good.
[13] E fu sera e fu mattina: terzo giorno.
• Et factum est vespere et mane, dies tertius.
• Así hubo una tarde y una mañana: este fue el tercer día.
# And the evening and the morning were the third day.
[14] Dio disse: "Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni;
• Dixit autem Deus: “Fiant luminaria in firmamento caeli, ut dividant diem ac noctem et sint in signa et tempora et dies et annos,
• Dios dijo: «Que haya astros en el firmamento del cielo para distinguir el día de la noche; que ellos señalen las fiestas, los días y los años,
# And God said, Let there be lights in the firmament of the heaven to divide the day from the night; and let them be for signs, and for seasons, and for days, and years:
[15] e servano da luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra". E così avvenne:
• ut luceant in firmamento caeli et illuminent terram. Et factum est ita.
• y que estén como lámparas en el firmamento del cielo para iluminar la tierra». Y así sucedió.
# And let them be for lights in the firmament of the heaven to give light upon the earth: and it was so.
[16] Dio fece le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e le stelle.
• Fecitque Deus duo magna luminaria: luminare maius, ut praeesset diei, et luminare minus, ut praeesset nocti, et stellas.
• Dios hizo que dos grandes astros –el astro mayor para presidir el día y el menor para presidir la noche– y también hizo las estrellas.
• And God made two great lights; the greater light to rule the day, and the lesser light to rule the night: he made the stars also.
[17] Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra
• Et posuit eas Deus in firmamento caeli, ut lucerent super terram
• Y los puso en el firmamento del cielo para iluminar la tierra,
• And God set them in the firmament of the heaven to give light upon the earth,
[18] e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era cosa buona.
• et praeessent diei ac nocti et dividerent lucem ac tenebras. Et vidit Deus quod esset bonum.
• 18 para presidir el día y la noche, y para separar la luz de las tinieblas. Y Dios vio que esto era bueno.
• And to rule over the day and over the night, and to divide the light from the darkness: and God saw that it was good.
[19] E fu sera e fu mattina: quarto giorno.
•  Et factum est vespere et mane, dies quartus.
• Así hubo una tarde y una mañana: este fue el cuarto día.
• And the evening and the morning were the fourth day.
[20] Dio disse: "Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo".
• Dixit etiam Deus: “Pullulent aquae reptile animae viventis, et volatile volet super terram sub firmamento caeli”.
• Dios dijo: «Que las aguas se llenen de una multitud de seres vivientes y que vuelen pájaros sobre la tierra, por el firmamento del cielo».
• And God said, Let the waters bring forth abundantly the moving creature that hath life, and fowl that may fly above the earth in the open firmament of heaven.
[21] Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona.
• Creavitque Deus cete grandia et omnem animam viventem atque motabilem, quam pullulant aquae secundum species suas, et omne volatile secundum genus suum. Et vidit Deus quod esset bonum;
• Dios creó los grandes monstruos marinos, las diversas clases de seres vivientes que llenan las aguas deslizándose en ellas y todas las especies de animales con alas. Y Dios vio que esto era bueno.
• And God created great whales, and every living creature that moveth, which the waters brought forth abundantly, after their kind, and every winged fowl after his kind: and God saw that it was good.
[22] Dio li benedisse: "Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra".
• benedixitque eis Deus dicens: “Crescite et multiplicamini et replete aquas maris, avesque multiplicentur super terram ”.benedixitque eis Deus dicens: “Crescite et multiplicamini et replete aquas maris, avesque multiplicentur super terram ”.
• Entonces los bendijo, diciendo: «Sean fecundos y multiplíquense; llenen las aguas de los mares y que las aves se multipliquen sobre la tierra».
• And God blessed them, saying, Be fruitful, and multiply, and fill the waters in the seas, and let fowl multiply in the earth.
[23] E fu sera e fu mattina: quinto giorno.
• Et factum est vespere et mane, dies quintus.
• Así hubo una tarde y una mañana: este fue el quinto día.
• And the evening and the morning were the fifth day.
[24] Dio disse: "La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie". E così avvenne:
• Dixit quoque Deus: “Producat terra animam viventem in genere suo, iumenta et reptilia et bestias terrae secundum species suas”. Factumque est ita.
• Dios dijo: «Que la tierra produzca toda clase de seres vivientes: ganado, reptiles y animales salvajes de toda especie». Y así sucedió.
• And God said, Let the earth bring forth the living creature after his kind, cattle, and creeping thing, and beast of the earth after his kind: and it was so.
[25] Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona.
• Et fecit Deus bestias terrae iuxta species suas et iumenta secundum species suas et omne reptile terrae in genere suo. Et vidit Deus quod esset bonum.
• Dios hizo las diversas clases de animales del campo, las diversas clases de ganado y todos los reptiles de la tierra, cualquiera sea su especie. Y Dios vio que esto era bueno.
• And God made the beast of the earth after his kind, and cattle after their kind, and every thing that creepeth upon the earth after his kind: and God saw that it was good.
[26] E Dio disse: "Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra".
• Et ait Deus: “Faciamus hominem ad imaginem et similitudinem nostram; et praesint piscibus maris et volatilibus caeli et bestiis universaeque terrae omnique reptili, quod movetur in terra”.
• Dios dijo: «Hagamos al hombre a nuestra imagen, según nuestra semejanza; y que le estén sometidos los peces del mar y las aves del cielo, el ganado, las fieras de la tierra, y todos los animales que se arrastran por el suelo».
• And God said, Let us make man in our image, after our likeness: and let them have dominion over the fish of the sea, and over the fowl of the air, and over the cattle, and over all the earth, and over every creeping thing that creepeth upon the earth.
[27] Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò;
maschio e femmina li creò.
• Et creavit Deus hominem ad imaginem suam; ad imaginem Dei creavit illum; masculum et feminam creavit eos.
• Y Dios creó al hombre a su imagen; lo creó a imagen de Dios, los creó varón y mujer.
• So God created man in his own image, in the image of God created he him; male and female created he them.
[28] Dio li benedisse e disse loro: "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra".
• Benedixitque illis Deus et ait illis Deus: “Crescite et multiplicamini et replete terram et subicite eam et dominamini piscibus maris et volatilibus caeli et universis animantibus, quae moventur super terram”.
• Y los bendijo, diciéndoles: «Sean fecundos, multiplíquense, llenen la tierra y sométanla; dominen a los peces del mar, a las aves del cielo y a todos los vivientes que se mueven sobre la tierra».
• And God blessed them, and God said unto them, Be fruitful, and multiply, and replenish the earth, and subdue it: and have dominion over the fish of the sea, and over the fowl of the air, and over every living thing that moveth upon the earth.
[29] Poi Dio disse: "Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo.
• Dixitque Deus: “Ecce dedi vobis omnem herbam afferentem semen super terram et universa ligna, quae habent in semetipsis fructum ligni portantem sementem, ut sint vobis in escam
• Y continuó diciendo: «Yo les doy todas las plantas que producen semilla sobre la tierra, y todos los árboles que dan frutos con semilla: ellos les servirán de alimento.
• And God said, Behold, I have given you every herb bearing seed, which is upon the face of all the earth, and every tree, in the which is the fruit of a tree yielding seed; to you it shall be for meat.
[30] A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde". E così avvenne.
• et cunctis animantibus terrae omnique volucri caeli et universis, quae moventur in terra et in quibus est anima vivens, omnem herbam virentem ad vescendum”. Et factum est ita.
• Y a todas la fieras de la tierra, a todos los pájaros del cielo y a todos los vivientes que se arrastran por el suelo, les doy como alimento el pasto verde». Y así sucedió.
•And to every beast of the earth, and to every fowl of the air, and to every thing that creepeth upon the earth, wherein there is life, I have given every green herb for meat: and it was so.
[31] Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.
• Viditque Deus cuncta, quae fecit, et ecce erant valde bona. Et factum est vespere et mane, dies sextus.
• Dios miró todo lo que había hecho, y vio que era muy bueno. Así hubo una tarde y una mañana: este fue el sexto día.
• And God saw every thing that he had made, and, behold, it was very good. And the evening and the morning were the sixth day.
Top.

domenica 6 maggio 2012

Giulio Morosini: Lettura critico-esegetica di un testo secentesco. – 1. Premessa

La Societas “Civium Libertas” si era proposta di costituire un gruppo di studio intorno ad un testo che è stato certamente presente ad Ariel Toaff nella redazione di “Pasque di sangue”, un libro che ha suscitato una reazione così forte da parte delle comunità ebraiche da costringere l’autore e l’editore a ritirare dal commercio il libro appena uscito, sostituendolo con una edizione purgata. Noi abbiamo fatto in tempo a procurarci la prima versione del testo, che resta per noi quella valida. Ne faremo ora una lettura affiancandola con la lettura del testo secentesco, gratuitamente disponibile in Google Libri. Non ci siamo proposto tempi di studio e termini da rispettare. L’impresa certamente ambiziosa corre anche il rischio di restare incompiuta, se altri e maggiori interessi sopraggiungeranno o se la nostra curiosità intellettuale risulterà soddisfatta dopo le prime acquisizioni.

L’opera di cui si parla uscì in lingua italiana nel 1683 e precede di 18 un’altra opera cui viene subito in mente di accostarla, uscita in Germania nel 1701 ad opera di Eisenmenger e pure disponibile in rete. Quest’ultima fu redatta in lingua tedesca. Nei limiti del possibile cercheremo di confrontare i due testi, per studiarne consonanze e dissonanze. Nato nel 1612, la conversione di Morosini si colloca nel 1649 all’età di 37 anni. Un tempo sufficiente per conoscere ed assimilare la cultura e religiosità di provenienza, per poterne parlare. La narrazione diventa per noi quindi una fonte affidabile per la conoscenza della cultura ebraica da cui il Morosini proveniva. Vedremo poi quanto questa cultura sia la stessa o si distingua in senso cronologico e geografico da altre culture ebraiche. La morte avviene nel 1683, 30 anni dopo la conversione.

È utile considera ad altra latitudine la data del 1666, anno del Messia orientale che alla minaccia di morte preferì la falsa conversione all’Islam, un fenomeno analogo alla prassi dei marrani. Dovremo perciò accertare, ove possibile, se in Morosini vi è stata una conversazione sincera o sia stata falsa e quali avrebbero potuto essere le costrizioni o l’interesse ad una falsa conversione. Sarà poi interessante, se i documenti lo consentono, indagare i rapporti di Morosini con il mondo ebraico da cui proveniva, considerando il periodo precedente l’anno di conversione ed il periodo successivo. E perché mai Morosini, una volta convertitosi al cristianesimo, abbia sentito il bisogno di rivolgersi agli ebrei per “svelare” loro la vera fede.

Presto soddisfatto. Troviamo in esordio che lo stesso Morosini dice di aver aderito ad una richiesta che gli veniva fatta da un prelato cattolico di descrivere le usanze e i riti ebraici. Infatti, a chi osserva dall’esterno la ritualità ebraica appare quanto mai ostica e dovendone conoscere e sapere qualcosa non poteva trovarsi fonte migliore e più affidabile di un ebreo convertitosi – si spera sinceramente – a diversa fede in età matura. In altri termini, più che svelare le vera fede cristiana agli ebrei, che possono essere poco recettivi, risulta storicamente più interessante per i non ebrei, che non hanno nessuna intenzione o interesse ad una conversione all’ebraismo, il poter conoscere la ritualità e mentalità ebraica e la sua compatibilità con i valori e gli interessi socio-economici delle popolazioni con le quali nei diversi paesi gli ebrei convivono senza mai fondersi con esse.

Post Scriptum, 2018: Lascio questo post post nella versione originaria del 2012. Nel frattempo, non si pone più il problema di dover acquisire dalla Biblioteca nazionale il testo di Giulio Morosini. Se ne trova liberamente scaricabile dalla rete una digitalizzazione Google Libri. Anche in questo esemplare mancano le stesse pagine dell'esemplare da noi consultato alla Biblioteca nazionale di Roma. È probabile che le stesse pagine manchino in tutti gli esemplari, e non so se esistano ancora gli originali, e dove si trovino. Nei limiti del tempo che abbiamo, un tempo ripartiamo fra numerosi altri progetti di studio, passiamo a dare attuazione a un vecchio progetto, ormai liberi con il pensionamento da ogni obbligo di ufficio.

giovedì 8 aprile 2010

Qousque tandem. – Come gli ebrei pregano e come non lasciano gli altri pregare a casa loro.

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Non si è ancora placata la polemica sulla predica di Cantalamessa. Non è il primo caso del genere e non sarà l’ultimo. Trovo parecchio indovinato un articolo di Lamendola su un’arroganza al di la di ogni limite di sopportazione ma anche difficile da comprendere umanamente. Tocca per forza fare della dietrologia perché se si considerano i nudi fatti non si riesce ad ammettere che ci si possa comportare in un modo così provocatorio e gratuito. Forse si cerca lo scontro per lo scrontro, cioè si fa provocazione consapevole. Forse ci sono ricatti nascosti che i più non conoscono. Non per nulla è uscita fuori l’espressione “lobbies economiche”. Si sa, infatti, di questioni economiche e finanziarie in Israele riguardo i luoghi di culto cattolici e gli interessi vaticani. Ma riesce difficile credere che le cose materiali possono prevalere su quelle spirituali e sulla percezione che ognuno ha della dignità umana, non necessariamente la propria, anche quella altrui. Infatti, quando si vede nel prossimo offesa la dignità umana è come se venisse offessa la nostra stessa dignità. In questo senso, Lamendola, ha ben parafrasato la nota massima crociana che io rendo in questo caso: perché non possiamo non dirci tutti cattolici.

Parlo come cattolico un tempo assiduamente praticante ed oggi senza più riconoscere come propria una identità cattolica e con forte nostalgia di quella che poteva essere l’identità religiosa di un romano o greco antico: né giudaica né cristiana. Credo che quelle esperienze religiose sia stata diffamate all’estremo e mi chiedo quale sarebbe il mondo se fossero sopravvissute e gli uomini si fossero regolati secondo etiche diverse da quelle ricavate dalle dottrine giudaiche o cristiane, che comunque non sono affatto identiche e per nulla affini, malgrado l’esitenza di una fratellanza. Veniamo al punto.

Nella orwelliana rassegna sionista dei “Corretti Informatori” hanno lasciato passare un articolo tratto dall’Unità, che nonostante i risibili commenti si può leggere il seguente brano:
«Ogni sabato, nelle sinagoghe di tutto il mondo si recitano diciotto benedizioni. La dodicesima proclama:
“Che per gli apostati non ci sia speranza; sradica prontamente ai nostri giorni il regno dell’orgoglio e periscano in un istante i nazareni e gli eretici. Siano cancellati dal libro dei viventi e con i giusti non siano iscritti. Benedetto sei tu Signore, che pieghi i superbi”.
L’invocazione è contenuta nel Talmud e risale all’anno 80 dopo Cristo. Chi siano i “nozrim” e i “minim” ancora maledetti nella liturgia ebraica lo spiega un altro testo dello stesso Talmud:
“Alla vigilia del sabato e della Pasqua si appese Jeshua ha-nozri (Gesù il Nazareno). Un banditore proclamò per quaranta giorni contro di lui: egli esce per essere lapidato perché ha praticato la magia, ha sobillato e fatto deviare Israele. Chiunque conosca qualcosa a sua discolpa, venga e la alleghi a suo favore. Ma non trovarono per lui alcuna discolpa. Lo appesero allora alla vigilia del sabato e della Pasqua”.
Agli ebrei che fanno dichiarazioni sui giornali, non piace né il venerdì santo cattolico né che nelle chiese si preghi per loro? Anzi, non piacciono i cattolici, un agglomerato di confusi socialisteggianti, falliti morali, maniaci sessuali guidati da una banda di ipocriti pedofili? Nulla da dire: pensare ciò che si vuole e come si vuole, su ogni argomento, è un diritto per tutti.
[Purtroppo, questo che sarebbe un diritto per tutti è assai poco rispettato. I giornali, Unità compresa, non ci spiegano, come mai, ogni anno nella sola Germania 15.000 persone vengono perseguite per meri reati di opinione.]
Ma, prima di pretendere che un predicatore cattolico, peraltro di elevata caratura culturale, debba fare attenzione a ciò che dice ai cattolici il venerdì santo, nella basilica di San Pietro, ce ne corre».

Filippo di Giacomo, su L’Unità.
Ben detto, Filippo! l brano non dovrebbe avere bisogno di ampio commento. Rivela ciò che non casualmente in molti non sanno e non si vuole sappiano. Se prendiamo a confronto la liturgia cattolica e quella ebraica, troviamo in quest’ultima molto di quell’«odio» che in modi “farisaico” le lobbies hanno trovato il modo per tradurre in legislazione positiva finalizzata non certo a introdurre l’amore per il prossimo, ma per colpire avversari politici. Che sia così, ognuno lo sa. Nello stesso link di «Informazione Corretta» vi è pure un brano dove si fa una confusione pazzesca fra legalità e legittimità. Ho insistito parecchio di questa distinzione e non so se l’articolista abbia orecchiato. Poco importa. Quel che è certo che una dottrina praticamente razzista come il sionismo non può pretendere di trarre dal suo stesso principio nessuna “legittimità”. Questa nasce propriamente da una relazione funzionale e funzionante di protezione/obbedienza, ma nel caso della “pulizia etnica” del 1948 in Palestina – i “coloni” ebrei la chiamano “guerra di indipendenza” (!) – si può fondare una “legittimità” allo stesso modo in cui una banda di rapinatori ben affiatati possono ridendicare la legittimità delle loro rapine.

Se critiche possono farsi ai vari Cantamessa è quella di non dire le cose per quel che sono ed accettare un dialogo con chi ancora tiene sotto supplizio le sue vittime. Cristo, l’appeso della Pasqua, certamente non lo avrebbe fatto. Le sue sferzate contro i farisei sono bene impresse nella mente di chi abbia fatto un poco di catechismo non ancora oscurato dalle alchimie conciliariste dettate probabilmente dal B’naï B’rith.

domenica 4 aprile 2010

Giorgino propone una “moratoria” nell’uso del linguaggio: un dialogo sempre più assurdo!

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È incredibile, ma il dialogo diventa sempre più assurdo ed ai limiti dell’immaginabile. Si pretende di controllare e censurare la formazione stessa del processo linguistico e del pensiero. Nessun regime totalitario era ancora arrivato a tanto. Nessuno è ormai al sicuro. In questa nostra società “democratica” può capitare e spesso capita che a fare le spese della prepotenza di regime siano i tanti “signor nessuno” che sommato uno dopo uno diventano Tutti, ma che neppure un predicatore possa fare la sua predica nella madre di tutte le basiliche, il Laterano, davanti al Papa, significa aver ormai superato il livello di guardia. È da chiedersi nel latino classico di Cicerone: “Qousque tandem?”

Ognuno di noi, appena nasce, incomincia lentamente e faticosamente ad apprendere l’uso del linguaggio, un apprendimento che non ha mai fine, perché coincide con il progresso stesso delle nostre conoscenza, nel passaggio continuo da uno stato di “ignoranza” ad una sempre maggiore conoscenza, direttamente proporzionale allo sforzo ed alla nostra volontà di verità. Ci serviamo dunque spontaneamente e naturalmente del “linguaggio” per tradurre in concetti le nostre nuove acquisizioni. La filosofia non è ancora riuscita a dirci veramente cosa è il linguaggio ed io dubito che esista sulla terra o sia mai esistito qualcuno che abbia mai veramente compreso cosa il linguaggio è e che possa insegnarcelo tanto da farne una nozione corrente e banale. Quello che però sappiamo è che il linguaggio per sua natura è libero e procede per analogie, figure, metafore, similitudini, associazioni di idee e di immagini mentali.

Immaginare che qualcuno possa intervenire d’autorità sulle infinite e insondabibili connessioni dei neuroni è veramente cosa che fa accaponare la pelle. Significa al tempo stesso un disprezzo e un controllo assoluto dell’uomo: disprezzo per il solo immaginarne la possibilità, una possibilità che coinciderebbe con la fine stessa della libertà umana, di quello che per secoli si è chiamato il “libero arbitrio”. Ma se ciò fosse anche astrattamente possibile sarebbe il Crimine Assoluto che annullerebbe tutti gli altri gli uomini possano mai commettere, se appena loro residua un briciolo di libertà.

Che da Norimberga in poi, e solo grazie alle armi dei vincitori, non certo perché si sia affermata sulla terra quella Giustizia che gli uomini sempre cercano senza mai riuscire a trovarla, non vi è dubbio che è sorta una nuova religione che pretende di affermarsi sopra tutte le altre che mai siano esistite nella storia: la Holocaustica Religio! Nella sola Germania ogni anno 15.000 persone vengono perseguite penalmente per meri reati di opinione. Ad incominciare dal 1986 Israele, forte delle sue lobbies diasporiche, ha imposto a ben 13 stati europei una legislazione liberticida che sconfessa in pieno almeno due secoli di cultura giuridica, che ad incominciare dalla rivoluzione del 1989 distingueva fra un “fare” penalmente perseguibile in quanto illeciti ovvero lesivo di concreti e verificabili interessi materiali altrui ed un mero “pensare” in quanto tale assolutamente libero ed incontrollabile oltre che assolutamente lecito e spiritualmente necessario al progresso dell’umanità dal suo stadio belluino ad una condizione che pone la libertà come sua stadio escatologico: libertà dalla morte e da ogni dipendenza dalla natura o quanto meno libertà di poter immaginare il Bene Assoluto.

Beh! Ci siamo allargati troppo e ci vengono le vertigini. Ma ci ha scatenato Giorgino la sua incredibile arroganza, con la sua pretesa di dirci lui l’uso che possiamo o non possiamo fare del linguaggio. Dovremmo passare da lui per sapere come possiamo e dobbiamo esprimerci. La fama “internazionale” di Giorgino? Si! Tra Israele e l’Italia! Ma che vuol dire poi “fama”? E ce ne deve importare? Dobbiamp provare soggezione e aver paura di dissentire? Certo, è qualcuno, se addirittura dice di “conoscere personalmente padre Cantalamessa”, di cui noi invece non solo ignoravamo l’esistenza, ma addirittura pensavamo fosse un nome fittizio: un prete che si chiami “cantalamessa” pare una burla. Ed invece è una rispettabilissima persona, che l’«ebreo» Giorgino ben conosceva, pur non comprendendo a che titolo, essendo – pare – padre Cantalamessa non un rabbino, ma un sacerdote “cattolico”. Evidentemente dialogavano. Certo, esiste il “dialogo” fra ebrei e cristiani: assurdo ed improduttivo da duemila anni!

Riconoscere a qualcuno le “migliori intenzioni” è come dargli dello stupido, poiché suppone l’errore associato all’intenzione. Ma dare a qualcuno dello stupido significarsi immaginarsi o sentirsi più intelligenti. Cantalamessa non sembra però lo stupido che lo si vuol far apparire. Dice infatti a polemica avviata:
« Se contro ogni mia intenzione ho urtato la sensibilità degli ebrei e delle vittime della pedofilia, ne sono sinceramente rammaricato e chiedo scusa, riaffermando la mia solidarietà con gli uni e con gli altri».
Come a dire: Signori, io non ho inteso offendere nessuno e se qualcuno si sente offeso, non ho nessuna difficoltà a chiedergli scusa. Ma se – come si dice – avete la coda di paglia, il problema è vostro, non mio. La natura umana è tale per cui tutti possiamo essere stupidi visti dal Giorgino di turno. Non per nulla il cristianesimo staccatosi, definitivamente e irreversibilmente dal giudaismo, aveva introdotto il principio della “carità” per il quale le relazioni determinati non sono quelle stupido-intelligente, o altrimenti: furbo-fesso. Anche qui ci stiamo allargando senza volerlo perché ci si affacciano complicati problemi etici che già ci affaticano al mente, per giunta sul far della sera, quando siamo già stanchi per altri motivi. Cerchiamo di concludere.

Ogni riga del testo di Giorgino ci pare criticabile e finiremmo di scrivere per ogni sua pagina uno di quei libri che gli hanno dato “fama internazionale”. Ma noi di libri non ne vogliamo scrivere. Mi limito a contrapporre a Giorgino persone sempre di appartenza ebraica, ma a nostro modo di vedere molto più intelligenti dello stesso Giorgino, anche se trovo poco scientifico l’uso di questa terminologia comparatistica. Cito i primi nomi che mi vengono in mente: Jakob Rabkin, che Giorgino ha perfino conosciuto di persona, come ha pure conosciuto padre Cantalamessa. Di Rabkin conosco un solo libro tradotto in italiano e da me letto almeno un paio di volte. Tra le tante cose istruttive che vi si leggono in materia di giudaismo vi è poi una migliore prospettiva storico-teologica dell’«Olocausto». Chi ne ha interesse, se lo vada a leggere. Io non posso ridurlo in pillole. Ma poi ancora proprio sulla «Shoah» ha detto parole dissacrante Abraham Burg, non meno autorevole e “famoso” di Giorgino. Burg era talmente convinto dell’uso assurdo che della «Shoah» si è fatto da indurlo a fare le valigie ed a tornarsene in Francia, di cui ancora aveva il passaporto.

Sono questi personaggi ognuno ben diverso dall’altro, benché concordino tutti nell’assurdità del sionismo e dei suoi miti fondatori. Di Gilad Atzom ho letto sporadici articoli qua e là presenti sulla rete e mi piacerebbe leggere una raccolta completa dei suoi scritti. Io stesso sono disposto a farmene editore, se me ne viene data autorizzazione. Di lui la “sionista” Wikipedia si premura di far sapere che è una attivista contro il sionismo ed in questo modo dire che avendo parlato male di Garibaldi non è il caso di prenderlo sul serio. Dovrebbero perà in primo luogo interessare gli argomenti di ognuno e sono in ultimo trarre le conseguenze pratiche, che raggiungono il loro estremo con Norman G. Finkelstein, dove senza mezzi termini si parla di «Industria dell’Olocausto», da intendere però non solo negli aspetti economico-finanziari, ma anche in vere e proprie rendite politiche di cui il caso Cantalamessa è rivelatore: a padre Cantalamessa malgrado il nome che porta la messa non gliela vogliono lasciar cantare!

L’ultimo stadio è quello della critica storica, filosofica, teologica. Qui vi è divieto assoluto protetto da sanzione penale. E “rigorosamente” parlando – come Giorgino sa fare – ora dobbiamo aspettarci anche il vocabolario di stato, con le accezioni linguistiche legalmente ammesse. Neppure il Papa è al sicuro. Andato in sinagoga ha accettato un affronto che in nessuna basilica al mondo gli si sarebbe fatto: interromperlo e correggerlo mentre parla ex cathedra! Padre Lombardi che io sappia non ha diffuso nessun comunicato, nessuna protesta. Il “dialogo” deve andare avanti! Ma dove deve andare?

Proprio Rabkin aiuta a capire che da un punto di vista strettamente giudaico, non sionista, il rapporto con Israele è un luogo della mente, un luogo dello spirito. Niente a che fare con un diritto alla “pulizia etnica”, che un altro ebreo, di nome Ilan Pappe, ha documentato (e non è stato né il primo né il solo) in modo inconfutabile. Si paventa la “distruzione” dello Stato ebraico, ignorando o facendo finta di ignorare un autentico genocidio, una vera e propria distruzione di un popolo, quello palestinese, non nome di un inesistente ed arbitrario diritto. Paradossalmente, lo stato di Israele ha introdotto una sorta di Cittadinanza Trinitaria, dove un ebreo sionista può far valere di volta in volta, come nel gioco delle tre carte, ora la sua appartenza ebraica all’interno delle comunità statuali, ora la stessa cittadinanza che appartiene ai popoli “ospiti” ed infine dal 1948 in poi anche la cittadinanza israeliana, solo che appena se ne voglia servire. Un po’ troppo! Dobbiamo però riconoscere a Giorgino una certa astuzia, avendo compreso da “eccelso sionista” che la corda, se troppo tesa, rischia di rompersi.