Assisto impotente al parere di quattro Cattedratici che dicono la loro sulla faccenda dell’aborto, uno dei classici temi ideologici della gerarchia cattolica. Non mi mancano certo i miei privati e personali problemi, ma per fortuna non ho quelli di una donna che debba partorire o del suo coniuge che è la parte più vicina alla partoriente. Inoltre, mi intendo poco o nulla di problemi ginecologici. Ma in fondo non è che quando vado dal dentista io debba sapere ciò che sa il dentista. E quindi non è che ogni che debba partorire, oggi come nel remoto passato, debba sapere di biologia del feto ed embriologia. E allora? Si può avere un autonomo parere di fronte ai preti ed ai clericali che scalpitano?
Io penso di sì. Intanto bisogna escludere il magistero morale della chiesa cattolica, che potrebbe essere tollerabile finché riguarda i suoi fedeli praticanti. Diventa inaccettabile quando si trasforma in normativa vincolante per tutti. Credo che la soluzione sia dettata dal semplice buon senso, il quale dice che in tutta questa materia ed almeno fino a quando il bimbo non sia effettivamente nato ed abbia acquisità sembianza umana riconoscibile, quindi fino ad un giorno primo del tempo naturale previsto per la durata della gravidanza (nove mesi), fino a quel tempo dovrebbe essere competenti a decidere i la sola donna o entrambi i genitori. Il compito del medico dovrebbe essere quello del consulente che spiega le cose ai suoi pazienti, ai quali compete l’onere della decisione ultima.
Del resto, è totalmente inaccettabile il pregiudizio biologistico per il quale a nascere eticamente sarebbe un organismo totalmente svincolato dalla volontà dei suoi procreatori. Un meccanismo che si attiva come una bomba ad orologeria nel ventre della donna che non pià controllare l’innesco della bomba e la sua scansione del tempo. Mi sembra assolutamente barbarico questo modo di concepire la nascita delle “persone”. Io stesso non potrei ammettere nessun rapporto etico che i miei genitori se a presiedera alla mia nascita non vi fosse stato un concorso di volontà assolutamente orientato al mio nascere. Visto che si tenta di attribuire un’ipoteca volontà al nascituro da tutelare, credo che il suo principale interessa sia una nascità da volontà etica, non da incontro di spermatozoo con ovulo. Questa è una nascita puramente animale, non una nascita umana.
In realtà, l’impostazione biologistica non è eticamente orientata, ma corrisponde a scopi di controllo sociale e di predeterminazione dei ruoli sociali. Se a prevalere nella decisione di nascita la piena ed incondizionata libertà dei genitori ne verrebbe scardinato tutto l’ordine sociale attuale. Questo è l’interesse di fondo. È però difficile dichiararlo e renderlo a tutti consapevole.
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